15.5.13

Il Cogan's Trade di George V. Higgins, cosa ne penso io e come lo avrebbe recensito lo scrittore stesso

Tempo fa ho preso in libreria il romanzo Cogan di George Higgins. L'ho messo in lista di attesa sul comodino perché era appena uscito il film di Andrew Dominik con Brad Pitt e perché di Higgins non avevo mai letto nulla.
All'epoca avevo sottolineato anche il fastidio per aver speso 17 euro per un libro di 200 paginette. Non è certo il numero di pagine che fa il prezzo, per carità, ma visto che si tratta di un romanzo che risale agli anni '70 (Cogan's Trade, 1974), ho avuto l'impressione che la Einaudi mi abbia fatto pagare quel prezzo solo per via di quella fastidiosa fascetta intorno al volume con il bel faccione di Pitt in posa tamarra che imbraccia un fucile a pompa e con la scritta "da questo libro il film bla bla bla". In ogni caso io quel film lo volevo vedere. Ma ho deciso che prima dovevo leggere il libro. Anche perché è venuta fuori questa cosa che Higgins, come scrittore, è stato "muso ispiratore" per Elmore Leonard. Leonard non si stanca mai di sottolineare questa cosa nelle varie interviste. L'ultima volta ha detto che deve ad Higgins il suo modo di scrivere (in particolare cita il suo romanzo Gli Amici di Eddie Coyle, che insieme a Cogan sono gli unici due stampati in Italia, tra l'altro) e proprio a proposito di questo libro, sulla quarta viene riportata una sua frase che recita: "Higgins è il mio maestro di stile. Tutto quel che so di crime novel l'ho imparato da lui". Poi il New York Times lo recensì dicendo che il romanzo rappresentava alla perfezione "gli squallidi inferi dei selvaggi anni '70".


Ora. Il romanzo è carino e scorre bene. E per quanto riguarda la storia, cercherò di essere il più approfondito possibile nella sinossi che segue:
Due ragazzi rapinano una bisca clandestina. I proprietari della bisca si rivolgono a Jackie Cogan per beccarli.
Spesso anche a me piace dire che le storie che si riassumo in due righe, sono probabilmente tra le migliori. Ma qui, vi assicuro, tra una parola e l'altra della sinossi di cui sopra, succede davvero poco altro. Higgins gioca soprattutto sui dialoghi e questo te lo aspetti. Ma in realtà tutto ciò che non lo è, dialogo, è ridotto miseramente all'osso. Pagine intere di discorsi tra membri della malavita, persone di poco conto, tamarri e disperati. A volte discorsi inutili alla trama. Altre volte no.

Sul linguaggio, poi, avrei qualcosa da dire. Se uno scrittore contemporaneo scrivesse un libro come lo ha scritto negli anni '70 Higgins, lo manderei tranquillamente a fare in culo. In un contesto sociale e politico come quello americano di quegli anni, posso capire che, forse, le cose funzionassero in un altro modo. Parlare di linguaggio dal taglio realistico quando ogni due tre righe scrivi "che cazzo", "merda" o "a te non piace scopare?", forse è un tantinello esagerato. Il tentativo di entrare nella testa di un testa di merda che parla in un certo modo perché non sa fare diversamente si vede tutto, ma alcuni passaggi sembrano forzati, soprattutto all'inizio. Poi si riprende un po' e tutto fila via meglio.

Ma chi sono io anche solo per toccare l'argomento? Come mi permetto di esprimere un parere in tal guisa, da povero illetterato quale sono? Non sono iscritto all'ordine dei giornalisti. Non sono uno scrittore. Il mio bagaglio culturale comincia con un numero e finisce tra le stelle, insieme a quello di altri sognatori ignoranti. Come quelli che fissano le pareti bianche, hai presente?


E se invece lo stesso Higgins (nella foto qui sopra) avesse dovuto recensire questo suo romanzo? Come si sarebbe espresso, a tal proposito?

Forse ecco come:
C'è questo stronzo del cazzo, no? Si chiama Johnny Amato. E' un coglione che è stato dentro fino a qualche anno fa, capito come, e poi si è aperto una fottuta scuola guida. Era stato dentro per via di una rapina andata a male. Poi è uscito e ha deciso di rigare dritto, ma mica fino in fondo. Quella testa di merda decide che rapinare la bisca di Trattman poteva essere una buona idea. E allora cosa fa? Cerca due persone che facciano la rapina a quella cazzo di bisca al posto suo. Lui ci mette l'idea e gli altri due il culo. La cosa è sicura però, deve esserlo, perché lui non vuole mica finire morto. E nemmeno vuole tornare in carcere, e che cazzo.

Gira che ti rigira parli con uno, parli con l'altro, e alla fine due cazzoni che fanno la cosa li trova. Frankie e Russel, intendo. E quindi Trattman, giù alla bisca, si ritrova bellamente piantato in faccia un fucile a canne mozze dalla parte sbagliata. Lui che anni fa aveva inscenato la stessa rapina ai danni della bisca che gestiva, facendo credere che in realtà si fosse trattato di qualcun altro. Poi alla fine lo avevano scoperto, ma lo avevano perdonato. E adesso è lì che si ritrova questo fucile sotto il cazzo di naso, sai come, sapendo che qualcuno incolperà lui pure questa volta, e che cazzo.

Comunque. Alla fine questi due cazzoni si portano via una valigetta con tutti i soldi. E ai proprietari della bisca la cosa non va proprio giù. Loro dovrebbero pensare solo al Martini di primo mattino e a scopare con la prima che passa ogni volta che gli va in tiro l'uccello. Capito? E allora decidono di chiamare uno di quelli che ha già lavorato per loro. Quello più affidabile, forse. Jackie Cogan, ecco chi. E Jackie il lavoro lo accetta, ma vuole trovarsi da solo le persone che devono dargli una mano.
Per tutto il resto della storia, poi, se vuoi sapere davvero come finisce, ti conviene andartelo a leggere, il libro. Io dico solo che blaterare a cazzo e dire "cazzo", "culo" e "scopare", che per usare certe parole a modo, devi essere un maestro. E anche usare certe ripetizioni o spezzare le frasi a metà e ricominciarle in un altro modo. E anche per mettere tra le virgole, nel bel mezzo di una frase, una cosa tipo "capito come" o "sai come", come a dire "tu hai capito a cosa mi riferisco". Anche per fare queste cose qui, devi essere un maestro. Anche per farle, capito? Io, George Higgins, in effetti un piccolo maestro lo sono stato. Però forse quel cazzone che scrive tutte queste cagate su questo cazzo di blog, quello che vuole dire quella testa di cazzo là, è che forse a distanza di quarant'anni questo linguaggio qui, un po' stucchevole lo diventa. O forse no. Dipende anche dai punti di vista, capito? Non è che non funziona, questo non lo ha mai detto, anzi. Non si sarebbe permesso in ogni caso. Altrimenti gli avrei mostrato la canna della pistola dal lato del buco. Poi cazzi, voglio vedere cos'è che vai a dire in giro.
Capito come? Così, molto probabilmente, si sarebbe espresso Higgins. Voglio chiudere solo con un terzetto di punti.

- 1. Se non hai capito se questo libro mi sia piaciuto o meno, non fartene carico. E' normale. Neanch'io l'ho capito davvero. Forse è uno di quelli che devono stare a stagnare un po' nella testa. Che devono invecchiare. Mi sono divertito con questo "gioco gioco", ma Higgins non era certo un fesso. Era un giornalista di nera e un procuratore distrettuale in un periodo dove dovevi avere le palline per fare entrambi. E comunque, a prescindere, il finale del libro è parecchio affascinante e la dote maggiore di George sta nel saper tratteggiare magistralmente tutti i personaggi, anche solo attraverso qualche battuta. Un paio di dialoghi appena e hai capito perfettamente chi è Jackie Cogan, tanto per intenderci.

- 2. Higgins è autore di una trentina di romanzi, noti e meno noti, la maggior parte sono crime novel, un paio di raccolte di racconti, un paio a sfondo politico, uno sul mondo del baseball e un manuale di scrittura. In Italia abbiamo visto solo i due romanzi di cui sopra. Entrambi editi da Einaudi. Nient'altro, proprio. Comunque una stranezza, a mio modo di vedere. 
 
- 3. Adesso è pure arrivato il momento di andare a guardarsi il film, che a vedere solo il trailer sembra che di carne al fuoco, Andrew Dominik (regista, si, ma anche sceneggiatore della pellicola), ce ne abbia messa un po' di più di quanta ce ne sia nel libro. Tralasciando il la questione del sottotitolo "Killing Them Softly" che si porta dietro tutta una filosofia sull'uccidere dolcemente che nel romanzo proprio non c'è. Ma in ogni caso, oltre a Pitt, ci sono da contare anche le presenze di James Gandolfini e Ray Liotta. E ho detto tutto. Mica briciole.




Vedremo.

6 commenti:

sartoris ha detto...

ti ricordo cosa ne scrissi io:

http://omardimonopoli.blogspot.it/search?q=cogan

(no, non ho ancora imparato a mettere il link direttamente nei commenti;-)

LUIGI BICCO ha detto...

@ Omar:
Pensa che quel post non lo ricordavo nemmeno. Scoprire poi che lo avevo commentato per primo con stizza per il prezzo del libro e promettendo che ne avrei parlato in futuro, mi ha fatto capire quanto io stia perdendo i pezzi per strada. Eh, la vecchiaia, cazzo.

Comunque sono d'accordo con te. E quel linguaggio smaccato che ho notato io, tu l'hai definito, in chiusura del tuo post, come "qualche fatica di lettura a parte".

Io ci ho voluto fare un po' il buffone intorno. Mi ci sono divertito, insomma :D

Però mi sa che se becco "Gli Amici di Eddie Coyle", alla fine lo prendo.

michele petrucci ha detto...

Gli amici di Eddie Coyle mi sa che me leggerò anche io. Il film di Dominik a me è piaciuto. Facci sapere.

LUIGI BICCO ha detto...

@ Michele:
Lo guarderò sicuramente a breve. Ricordo che il film ti era piaciuto. Ricordo anche di aver "tumblerato" il tuo Brad Pitt acquerellato :)

La firma cangiante ha detto...

Beh, genere, contesto e periodo mi affascinano un sacco, certo che quel linguaggio lì sciorinato dall'inizio alla fine non so..., ci penso ancora un po' viste anche le diciasette carte. E che cazzo (giusto per restere in tema).

LUIGI BICCO ha detto...

@ Dario:
E' abbastanza giallonuaresco da poterti piacere. In quanto a linguaggio non è Ellroy e nemmeno Hammett. Però, dai, non mi sento di sconsigliarlo. E' che se ne va in un due tre quattro sere. E 17 euro non sono pochi.

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