12.2.16

Le Memorie di Sherlock Holmes


E dopo "Le Avventure..." è toccato a Le Memorie di Sherlock Holmes, seconda raccolta di racconti, 11 per la precisione, scritti da sir Arthur Conan Doyle, pubblicati originariamente sullo Strand Magazine e raccolti in volume per la prima volta nel 1894.

I fan riconoscono questa come una delle raccolte più memorabili dell'intero canone sherlockiano, e non a torto, in quanto al suo interno accadono, o sono specificati, fatti di un certo interesse per gli appassionati del detective più noto del mondo. Insomma, per quanto mi riguarda, se già Le Avventure di Sherlock Holmes si era rivelata una bella e stimolante lettura, con Le Memorie si va anche oltre.

Gli 11 racconti in questione riescono, chi più chi meno, ad accrescere il lato psicologico dei protagonisti principali e riservano più di qualche sorpresa. A partire ad esempio da La Faccia Gialla o Il Cerimoniale dei Musgrave che mettono sotto la luce dei riflettori un Holmes incerto, non sempre perfetto nelle sue deduzioni, quindi, che vede le soluzioni dei casi rivelarsi senza il suo diretto contributo. In chiusura de La Faccia Gialla, il buon dottor Watson si sentirà addirittura dire:
"Se mai lei dovesse accorgersi che ripongo un po' troppa fiducia nelle mie capacità o che mi dedico a un caso con meno impegno di quanto merita, per favore, mi sussurri all'orecchio "Norbury", e gliene sarò infinitamente grato."
Sempre ne Il Cermoniale dei Musgrave, ma anche ne Il Mistero della Gloria Scott, siamo invece spettatori di un giovane Sherlock Holmes alle prime armi che risolve casi collegati alle sue vecchie compagnie scolastiche (attraverso i racconti che lo stesso protagonista riporta a Watson, in modo che vengano trascritti assieme agli altri).


L'Avventura dell'Interprete Greco è di una certa rilevanza "storica", in quanto fa la sua prima apparizione (al famoso Diogenes Club) il fratello maggiore di Sherlock, Mycroft Holmes, che ricopre un'importante ma non meglio precisata carica all'interno del governo britannico e "in possesso di capacità deduttive persino maggiori di quelle del fratello, anche se incapace di verificarle a causa della sua pigrizia".
Da sottolineare ancora il racconto Il Trattato Navale, dove Conan Doyle mette a punto un giallo perfetto creando uno standard che da quel momento, e per parecchi anni, farà la fortuna di un intero genere narrativo.

La vera pietra miliare della raccolta, però, è il racconto intitolato L'Ultima Avventura. Si tratta infatti dello storico episodio che vede la "fine" di Sherlock Holmes alle pendici delle celebri cascate di Reichenbach in Svizzera.
Sono stato preso alla sprovvista dall'episodio, perché basandomi sui miei ricordi di gioventù ero fermamente convinto che l'uscita di scena del detective avvenisse alla fine del quarto romanzo o giù di lì, mentre invece accade già qui, più o meno a metà della produzione sherlockiana.
Come tutti sanno, Doyle volle togliere di mezzo il suo più apprezzato personaggio letterario perché si sentiva "incatenato" alle sue gesta e perché voleva dedicarsi ad altro (in primis alla sua passione per la scrittura di testi medici). Di lì a poco, fan ed editore invocarono a gran voce il ritorno del detective e Doyle fu costretto, suo malgrado, a riportarlo in scena (non di soli testi di medicina si campa, insomma). 


Perché è importante L'Ultima Avventura? Principalemente perché compare per la prima e unica volta il noto criminale Moriarty (in due racconti successivi sarebbe stato solo menzionato da Holmes). Insomma, il mito del grande antagonista, una delle più note figure criminali della letteratura che ha beneficiato nel corso degli anni di mille interpretazioni, tra teatro prima e cinema e tv dopo, nasce e muore qui in 20 pagine appena ed è protagonista di un solo incredibile faccia a faccia con Sherlock Holmes (momento che solo Guy Ritchie ha ripreso quasi alla lettera, a parte le origini del personaggio, nel bel confronto in Sherlock Holmes - Gioco di Ombre).

In definitiva, Le Memorie di Sherlock Holmes è un'ottima raccolta di racconti, tutti scritti con diligente estro ed elegante cipiglio da un Conan Doyle che anche se non è di certo rimasto negli annali per via della sua prosa, riesce a tenerti con la testa bassa sui suoi scritti. Merito, questo, di una meravigliosa galleria di personaggi e di uno stile asciuttissimo che forse è molto più apprezzato oggi, rispetto ai suoi tempi.

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