8.6.16

L'Uomo che Uccise Lucky Luke

Proprio ultimamente, in riferimento a Sotto il Sole di Mezzanotte, si parlava delle strade diverse che si possono imboccare per portare avanti una pesante eredità legata a certi personaggi dei fumetti. Due, in particolare: una che sostenga quanto già fatto percorrendo il solco della tradizione e l'altra che riparta da zero, aggiungendo nuovi tasselli all'opera e imprimendo magari una visione personalissima o quantomeno alternativa.


Con Lucky Luke, in realtà, la prima viene già percorsa da parecchi anni. A parte lo storico passaggio di testimone tra Morris e Goscinny ai testi, successivamente abbiamo assistito, dal 1980, ad un ampliamento del parco scrittori con Bob de Groot, Xavier Fauche, "Lo" Hartog van Banda, Guy Vidal o Jean Léturgie. Ma alla scomparsa di Morris nel 2001 si è dovuto ripensare ex novo alla coppia creativa. E dal 71° albo (Lucky Luke in Québec, 2004) si sono alternati ai testi Laurent Gerra, Tonino Benacquista e addirittura Daniel Pennac, mentre al tavolo da disegno ha preso stabilmente posto Hervé Darmenton, meglio noto come Achdé.

A percorrere invece la seconda strada, quella più fantasiosa e libertina, ci ha pensato proprio recentemente Matthieu Bonhomme che nel 2016 ha confezionato, come autore completo, L'Uomo che Uccise Lucky Luke (L'homme qui tua Lucky Luke), una storia che non rientra nemmeno nella cronologia ufficiale del personaggio ma che è semplicemente un personale tributo a Morris e che rappresenta, per il lettore, un Lucky Luke non inedito, ma di sicuro alternativo a quello classico.
Il punto di vista di Bonhomme si focalizza infatti su una versione più realistica dei personaggi ed è costellata da un'ironia meno pungente e più sorniona. L'autore (già noto in Italia per il bellissimo Texas Cowboys realizzato in coppia con Lewis Trondheim e pubblicato da ReNoir) si prende quindi la briga e la libertà di reinterpretare il canone goscinnyano con il rispetto dovuto, ma donando una visione più drammatica e ordinaria.
E per farlo parte dallo scioccante presupposto platealmente già annunciato nel titolo del volume che vede appunto la morte del leggendario Lucky Luke sin dalla prima tavola, per percorrere poi a ritroso gli avvenimenti che hanno portato a questo infausto evento.


La storia in due righe è questa: in una notte di tempesta, Lucky Luke arriva a Froggy Town, un fangoso villaggio che come molti altri, in quel periodo, è popolato da un pugno di uomini che persegue il folle sogno di trovare l'oro. 
Luke è solo di passaggio, ma non può rifiutare la richiesta d'aiuto dei minatori che gli chiedono di trovare l'indiano che la settimana precedente ha derubato la diligenza che trasportava l'oro tanto faticosamente raccolto.
Con l'aiuto di Doc Wednesday, pistolero sbevazzone e malaticcio, Lucky Luke conduce un'indagine contro il volere della famiglia Bone, fratelli senza scrupoli che a Froggy Town hanno riscritto la legge a proprio uso e consumo.

Quella di Bonhomme, insomma, è una visione realistica arricchita da rimandi e citazioni provenienti dal western cinematografico. Cliché e stereotipi ci sono tutti e a voler essere sinceri la storia non decolla particolarmente in quanto a originalità. Per fortuna lo scopo era anche un altro. Quello di far divertire il lettore restituendogli appunto un personaggio a lui caro, rivisto e corretto secondo nuove misure. Divertenti, in questo senso, i siparietti di Luke che cerca continuamente di rollare del tabacco senza riuscirci, omaggiando il passaggio di consegne tra la classica sigaretta e il noto filo d'erba che avvenne quando Morris decise che il suo personaggio non avrebbe più fumato (e per la quale, nel 1988, fu addirittura insignito di un riconoscimento ufficiale da parte dell'Organizzazione Mondiale della Sanità).


Discorso a parte merita invece la parte grafica. Bonhomme realizza 64 tavole meravigliose che impreziosiscono mirabilmente questo volume. Il tratto dell'autore è curato e dinamico e la sua Froggy Town fangosa e battuta dalla scrosciante tempesta d'acqua è  a dir poco spettacolare. 
Un applauso, infine, va anche a NonArte che confezione il tutto con la solita cura (anche se sarebbero stati graditi un paio di accenni all'autore e alla sua visione) che sceglie di pubblicare il tutto in uno spettacolare cartonato formato gigante (ben 23,5x31 cm) che avvolge letteralmente il lettore nella burrascosa atmosfera della storia.

Alla fine qualcuno, anche giustamente, si è chiesto se questo Lucky Luke servisse o meno. Me lo sono chiesto anch'io, ma tendenzialmente sarei portato a rispondere con un'altra domanda: perché no?

La cover del settimanale Spirou realizzata da Bonhomme a febbraio 2016.

Nessun commento:

LinkWithin

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...