23.10.16

R.I.P. Steve Dillon


Ieri è morto Steve Dillon. Il come non si sa e, onestamente, nemmeno importa. Ne ha improvvisamente dato notizia su twitter suo fratello Glyn (autore di fumetti a sua volta, noto per Il Nao di Brown), dicendo che è morto nella città che amava alla follia, New York.
Il cartoonist inglese, 54 anni, non era forse nella top ten dei miei preferiti, ma al suo stile semplice e "artigianale", soprattutto abbinato alla dissacrante scrittura di Garth Ennis, non ho mai preferito altro.
Gli devo di sicuro diverse ore di svago e divertimento. Su tutti, ovviamente, la serie di Preacher, ma anche le sue run su Hellblazer e Punisher e il Wolverine: Origins su testi di Daniel Way.

L'ultima cosa disegnata da lui che ho letto risale più o meno al mese scorso. Un episodio di Scarlet Witch pubblicato in appendice al numero 4 di Doctor Strange. Ed è subito stata nostalgia.

Grazie di tutto, Steve.

5 commenti:

La firma cangiante ha detto...

Qui se ne vanno sempre più, e sempre prima. Terribile.

MikiMoz ha detto...

Mi è dispiaciuto troppissimo.
Mi rimarranno i suoi disegni, perfetti per accompagnare Ennis.
Cartooneschi nel senso di netti, colorati, puliti, precisi.
Fichissimi.

Moz-

LUIGI BICCO ha detto...

@ Dario:
Ultimamente ci stanno dando proprio dentro. E prima del tempo "dovuto", in effetti.

@ Mikimoz:
Perfettamente d'accordo. Il connubio tra i testi di Ennis e i suoi disegni era pressoché perfetto.

CREPASCOLO ha detto...

Ieri sera ho riletto quel distico di storie di Hellblazer in cui JC accompagna il suo pard Chas Chandler in un macabro lab in cui si testa l'effetto delle dum dum su cadaveri rubati. Umorismo nero a la Ennis. La storia è in un volume Planera DeAgostini insieme ad altre disegnate da un sintetico ( allora ) Sean Phillips, il Dave Lloyd di V For Vendetta ed il Will - ocomecambiailmiosegnoconloinkerditurno - Simpson. Premetto che Dillon, tra i complici di Ennis, non è mai stato il mio preferito. E' antispettacolare. Non è caricaturale come McCrea. O potente come Darick Robertson. Eppure riguardando le sue tavole - aveva già preso le distanze dal modello John Byrne e stava andando nei paraggi di dove Byrne , in altro modo, atterrerà negli anni novanta - mi sono reso conto che la sua luccicanza, al di là della sua famosa abilità nel far recitare i personaggi, è nel non cedere alla tentaz di fare trucchi. Diretto. Preciso. Uno storyteller. La lezione di Carl Barks. Il modo + difficile di fare fumetti. Pochi eccellono e molti di questi ora sono con Dillon. Penso a Barks , Toth, Parobeck, il mio amato Kirby ( ma meno di tanti altri ). Sapeva raccontare una storia davanti ad un falò sulla spiaggia nel crepuscolo e tutti intorno lo ascoltavano fino alla fine e dopo ne volevano ancora. Bravo.

LUIGI BICCO ha detto...

Una minuziosa disamina in 17 righe.
Bravo Crepascolo.

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